La splendida “filastrocca” di Branduardi in realtà è un canto sacro Ebraico che si canta durante la festa del Seder di Pesach, la cena per la Pasqua ebraica. Per tradizione, dopo la cena, vengono intonate le 10 strofe di questo bellissimo canto, si parla però di un capretto (Chad Gadya) ed ogni strofa è denso di significati biblici.
Un capretto, un capretto che mio padre comprò per due susim:
ella tradizione Ebraica il capretto di cui si parla in questo canto, rappresenta il dio di Abramo che prima della creazione era solo con sé stesso. Il capretto è lo stesso Abramo comprato per due soldi. I due susim (le due monete d’oro) rappresentano la creazione, il cielo e la terra, che vale esattamente quanto Abramo che fu il primo uomo a riconoscere l’opera di Dio.
E venne il gatto che mangiò il capretto:
Il gatto rappresenta il secondo regno, Babilonia, sotto il re Nimrod. Il re che odiava Dio e Abramo venne e mangiò il capretto. Infatti secondo la tradizione Ebraica, Abramo si salvò dopo essere stato gettato in una fornace ardente.
E venne il cane, che morse il gatto:
Il cane simboleggiava il terzo regno, quello del Faraone, che “morse il gatto” di Babilonia. La tradizione Ebraica insegna che il cane ritorna sui propri escrementi, esattamente come un uomo ritorna alla propria follia. Proprio come il Faraone che nonostante le piaghe citate nel libro dell’Esodo, continuava a rifiutare la libertà al popolo Ebraico. L’Egitto superò in potenza Babilonia evitando però sempre uno scontro diretto, ecco perché “morse” ma non mangiò l’avversario.
E venne il baston, che picchiò il cane:
Il bastone rappresenta la verga che Dio consegnò a Mosè per colpire gli Egizi, lo strumento magico che si trasmutava in serpente, e che toccando le acque del Nilo le fece diventare sangue, ed infine spezzò la schiavitù degli Ebrei. Simboleggia il quarto regno, quello di Israele nella propria terra, dove gli Ebrei, sotto lo scettro del regno di Giuda ( un altro bastone ) costruirono il santuario di Gerusalemme.
E venne il fuoco, che bruciò il bastone:
Quando gli Ebrei si allontanarono dalla Torah, un leone di fuoco scese dal cielo, rappresentava il regno babilonese di Nabucodonosor che bruciava il bastone (il potere temporale di Israele) il tempio fu bruciato e gli Ebrei deportati in schiavitù.
E venne l’acqua che spense il fuoco:
Il sesto regno è quello di Persia e Media: le loro fortune si sollevarono come le onde del mare sommergendo Babilonia. “Le loro voci ruggiscono come le onde marine” scriveva Geremia riferendosi alla Media.
E venne il toro, che bevve l’acqua:
il toro rappresenta, secondo la tradizione Ebraica, le fortune della Grecia, una presenza che nel Talmud viene associato nell’oscurità spirituale. I Greci cercarono di oscurare la vista degli Ebrei riproponendo loro l’immagine del bue e ricordando che a causa del vitello d’oro persero la connessione col Creatore. Il toro della Grecia macedone si bevve in un sol sorso l’acqua della Media.
E venne il macellaio che uccise il toro:
Il macellaio era Roma, che pose fine al destino del bue, la Macedonia. Nella tradizione Ebraica, nessun’altra cultura più di quella romana si tinge di rosso come il sangue. Roma nasce sotto il segno guerresco del pianeta Marte, ed é la discendente spirituale di Esaù, primo figlio di Isacco, che secondo la Genesi quando nacque, aveva il corpo ricoperto da una peluria rossastra. Roma rappresenta il dominio di una cultura materialistica, secondo la quale, secondo la tradizione Ebraica sottostiamo ancora oggi.
E venne l’Angelo della morte,che uccise il macellaio:
Secondo la tradizione Ebraica l’arrivo del Messia, sarà preceduto da un periodo di grande confusione durante il quale l’ordine naturale delle cose, sarà sovvertito. La barbarie sarà spacciata per cultura e la brama di possesso di Roma crescerà a dismisura fino a portarla all’autodistruzione e diventare l’Angelo della morte di se stessa. Da questa caduta risorgerà la dinastia messianica del Re Davide, ma secondo la tradizione, il tutto sarà preceduto da tre guerre e quindi l’avvento del penultimo regno quello del Messia.
E venne il Signore, che uccise l’Angelo della morte:
Il cerchio si chiude con la decima strofa, tornando al punto di partenza. Il Talmud promette “Allora Dio asciugherà le lacrime da ogni viso, e riprenderà possesso del Suo Regno”. Solo quando il circolo sarà completo la gioia potrà regnare in un riconciliato rapporto tra l’uomo e il suo Creatore.
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