IL CIBO E LA MEMORIA

Un particolare che mi ha colpito nei racconti delle persone sopravvissute all’Olocausto è quello di non sprecare il cibo, persino di conservarlo con sacralità, di come non lo diano affatto per scontato. Mi viene in mente il racconto della signora Segre dove una sua compagna di campo di nazionalità straniera le regala una fettina di carota,  allora ho pensato che in questa sacralità ci sia nascosta una grande lezione: il cibo unisce tutti i popoli perché parla la  lingua universale dell’amore. Penso alla mia vicina pachistana che ogni tanto mi porta il suo cibo ed io le offro il mio. Seduti intorno ad un tavolo con del cibo siamo tutti uguali se sappiamo essere curiosi ed abbiamo la bellezza nel cuore. Il cibo è sacro per chi ha patito la fame, per chi lo ha usato per alleviare sofferenze, per chi lo ha tenuto in serbo ai cari che non sarebbero più tornati. Amare il cibo in tutte le sue forme e colori è uno dei modi più belli per ricordarci di loro in questi giorni ed aprire i nostri cuori al rispetto e all’accoglienza. Di fronte al cibo siamo tutti solo esseri umani.
Anna Cascitelli